Nella sezione Design della mostra Portugal 1990-2004 alla Triennale di Milano (Novembre 2004) erano in mostra due oggetti disegnati da Alvaro Siza Vieira, l’architetto che meglio rappresenta l’anima del Portogallo e la sua concisa, melanconica espressività. Due piccole cose in metallo, esili e ingegnose: un fermalibri prodotto da DDI nel 1990 e Fil, una lampada da tavolo editata, anch’essa, nel 1990 da Mobles 114.
Paradossalmente Alvaro Siza Vieira ha disegnato di più in Italia. Ma i suoi progetti, comunque, si contano sulle dita di una mano. Forse è troppo schivo e troppo esigente per dialogare con i nostri imprenditori sanguigni e ciarlieri.
Racconta Patrizia Acierno, titolare della omonima azienda, oggi Woodesign, che nell’89, quasi per scommessa, realizzò la sua Cadeira, quando Siza veniva in Sicilia da Ludovico Corrao, il sindaco urbanista, per la ricostruzione di Gibellina: “di fronte al prototipo in legnaccio tratto da un suo schizzo a matita fatto tre giorni prima, Siza osservò che nel suo disegno lo spessore era minore. Undici centimetri mi pare di aver segnato!. Lo misurammo era 13!”
Non è facile fare progetti di design con gli architetti. Difficili da approcciare, da gestire. E, forse, neppure dei bravi designer. Questo il comune sentire delle aziende.
Ma Siza è sicuramente un gran designer. Per rendersene conto basta aver avuto la fortuna di conoscere la Casa de Chá a Matosinhos (Porto) suo paese natale. La Casa de Chá (tè), un piccolo ristorante appollaiato su una roccia frustata dalle onde dell’Atlantico, è la sua prima architettura. La sala vetrata affaccia sulle onde che sembra lambiscano i tavoli. In quel piccolo ristorante ha disegnato tutto: i tavoli, le sedie, i divani, i carrelli. Le forme semplici ed eleganti e il segno morbido regalano un’immediata sensazione di calda accoglienza. Il disegno è moderno, ma l’impressione è che quei tavoli, quelle sedie leggermente imbottite e rivestite in pelle color tabacco, quei...
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