Kengo Kuma amplia un’architettura moderna nel paesaggio
L’opera d’esordio di Kengo Kuma nel panorama dell’architettura americana è la realizzazione di una nuova ala per una residenza privata: un ampliamento in legno e vetro appoggiata con leggerezza su un dolce pendio e collegata con una passerella vetrata a un classico del moderno. Rappresenta per uno fra i più ammirati e prolifici architetti asiatici un intervento modesto ma, come la Glass House di Philip Johnson a due chilometri di distanza, è un lavoro al contempo poetico ed essenziale, vigoroso e raffinato, il risultato del dialogo fra progettista e cliente, fra architettura e natura, il frutto dell’armonia tra sensibilità orientale e occidentale capace di scrivere un nuovo capitolo della storia di questa residenza e della comunità circostante. Negli anni ‘50 New Canaan, cittadina d’epoca coloniale del Connecticut, diventò fulcro del modernismo. Negli anni ‘40 Walter Gropius aveva rivoluzionato il modello d’insegnamento alla Harvard Graduate School of Design e parecchi suoi allievi si erano stabiliti qui, a un’ora di treno da New York. Philip Johnson, nato da una famiglia molto agiata, comprò 16 ettari di terreno agricolo e progettò per sé la Glass House, la prima di una dozzina di strutture innovative che avrebbe realizzato nel corso del seguente mezzo secolo. Arrivarono poi Marcel Breuer, John Johansen e Eliot Noyes, la cui presenza attirò altri talenti, come John Black Lee il quale, arrivato nel 1950, vive ancora qui nella terza delle case che costruì per sé. La seconda delle sue residenze, completata nel 1956, era un elegante ma sobrio omaggio a Mies: un padiglione a pianta quadrata, con uno spazio centrale open space e due stanze da letto su due lati separate dai bagni. La cucina, illuminata dall’alto, con mobili in compensato che fungevano anche da divisori, separava il foyer dall’area soggiorno/pranzo; un portico, formato dalla parte aggettante della copertura piana, si sviluppava lungo i...
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