Nello Stato indiano di Maharashtra, una villa di campagna in un piccolo villaggio. La residenza è immersa nella rigogliosa vegetazione che la natura offre ed il progetto d’architettura accoglie, come un riferimento essenziale dell’abitare in tale situazione geografica, culturale, ed espressione di riconoscibili stili di vita. L’edificio si colloca in un ampio appezzamento di terreno (tre acri, poco più di un ettaro) seguendo una planimetria aperta che distingue le relazioni fra tre blocchi lineari: un corpo principale a due livelli per l’abitazione; un secondo corpo ad un piano, parallelo e dedicato ai servizi accessori all’abitazione; un terzo blocco ad un solo livello, in posizione ortogonale ai precedenti, in cui si dispongono tre stanze per ospiti, allungate nella stecca e con differenti dimensioni. Gli elementi edilizi sono collegati, incernierandosi su un luogo confinato ma aperto, con funzione di foyer d’ingresso per distribuire gli accessi ai diversi blocchi abitativi. La correlazione fra luoghi aperti contigui alla residenza e ambienti esplicitamente abitativi costituisce uno dei nuclei portanti della composizione architettonica. Delimitare all’interno dell’edificio figure geometriche regolari e sequenziali per i nuclei distinti dell’abitazione significa, in questa residenza, operare una contaminazione fra spazi aperti e spazi protetti, fra l’ambito di una natura che circonda la residenza e l’ambito di un progetto che procede per annessioni: lo spazio abitativo e la natura si accoppiano in una relazione non solo visiva, ma in un diretto raffronto, conflittuale solo in apparenza, poiché la natura e la vegetazione organicamente crescono, si avviluppano alla residenza, ne fanno parte originaria. Si crea così la correlazione concettuale di progetto, per un modo d’abitare che partecipa e riprende la natura, delineando la profondità delle connessioni al contesto. Il punto qualificante è di costituire ambienti in cui si riflettono, da un lato, l’essere vitale...
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