Una costellazione per studio | The Plan
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Una costellazione per studio

Toshiko Mori Architect

Una costellazione per studio
Scritto da Toshiko Mori -

Il mondo in cui viviamo è caratterizzato da un forte dinamismo e dalla costante alternanza tra varie tipologie di produzione, espressione e incarichi. Al giorno d’oggi non è più sufficiente strutturare uno studio monolitico, sconnesso dal resto della società e incontaminato dalle sue turbolenze. L’ impegno nei confronti della città, di istituzioni e privati nella realizzazione di architetture, prima ancora di sfociare in artefatti fisici, comporta un pensiero sistematico e produttivo con cui identificare le problematiche nelle organizzazioni complesse tramite l’individuazione di interconnessioni. Nell’ultimo periodo mi sono concentrata, in qualità di architetto e docente, su come ampliare gli ambiti dell’architettura, passando da una prassi di tipo “commerciale”, fondata sulla creazione di modelli, a una finalizzata alla “coltivazione” di un nuovo approccio verso società e progresso. 
Il mio obiettivo è stato quindi capire come allargare il raggio d’azione dell’architettura, così da rispondere a complessità e diversità. L’innovazione tecnologica e nei materiali ha portato gli studi a una progressiva separazione delle competenze (e conseguente isolamento), proprio come per la produzione meccanica - sempre più standardizzata e lineare - in cui tutti i processi tendono a essere esclusivi, verticali e top-down.
Si parla di esclusività poiché si tende a eliminare le complicazioni ricercando chiarezza e semplicità. Tuttavia l’architettura non può essere paragonata a un orologio automatico con ritmi scanditi meccanicamente, poiché caratterizzata da una percezione temporale più organica, basata su variazioni climatiche, economiche e politiche. Da qui l’analogia tra architettura e agricoltura e l’uso dell’espressione “coltivazione” per semplificare ed esprimere l’intero concetto.
Curiosamente la produzione “parallela” esiste tanto in agricoltura (file di ortaggi che crescono contemporaneamente, spesso in simbiosi) quanto nella produzione digitale (i componenti vengono fabbricati in simultaneo, creando un meccanismo di feedback continuo). Dal mio punto di vista, la “produzione parallela” è essenziale per reagire a complessità e dinamismo della società contemporanea. La coesistenza di molteplici linee di produzione è possibile in qualsiasi campo, purché operino a velocità diverse. L’intreccio laterale tra le linee pone infatti le basi per trame olistiche, le cui interrelazioni sfociano in idee e invenzioni. La “coltivazione” dovrebbe quindi essere fondamentale per il nutrimento e l’arricchimento dell’uomo e del mondo. A mio avviso le varie produzioni, che siano di matrice umana, meccanica o digitale, non si soppianteranno l’una con l’altra, bensì continueranno a coesistere operando in economie diverse.
Lo studio si sviluppa come una costellazione con al suo interno varie entità: la prima è tradizionale, legata a tipologia, sito e progetto, variabili per dimensione e scala.
Nei nostri progetti rivolti al mondo dell’arte collaboriamo con gli artisti oppure curiamo gli allestimenti delle mostre puntando per tutta la fase di progettazione a ricercare una relazione tra passato e presente, tra edifici storici e architettura contemporanea.
Visionarc è un think tank che prende in esame svariate problematiche di grande rilevanza su scala internazionale, identificando possibili elementi in comune e punti di intersezione, al fine di promuovere efficaci strategie di macro-pianificazione.
Paracoustica invece è un ente non-profit attivo nella realizzazione e diffusione di sale da concerto mobili, così da fondere architettura, musica e servizi per la comunità.

Abitazioni
La casa rimane una delle categorie più affascinanti per il mio studio, trattandosi di una tipologia senza tempo, dell’unità minima essenziale dell’esistenza umana. Le abitazioni sono fonte di vita e punto di partenza per lo sviluppo di importanti programmi e collaborazioni. Dato che lo stile di vita cambia in funzione di età e generazione, si può quindi parlare dell’abitazione come specchio della società e microcosmo di civilizzazione. La casa è terreno fertile per chi vi nasce e cresce, tanto da diventare nel tempo spina dorsale della quotidianità e luogo in cui si fa esperienza di un crogiolo di emozioni, stati d’animo, sentimenti, aspirazioni e valori trasmessi dalla famiglia. I ricordi di una casa in cui si ha abitato rimangono vivi per tutta la vita.

Padiglioni
I padiglioni sono edifici pubblici dalle dimensioni limitate, installati in ambienti di transito, per esempio centri d’accoglienza per palazzi storici, pensiline per le nuove linee della metropolitana di New York City, oppure la copertura del Children’s Museum, sempre a New York. Si tratta di esempi di micro-architettura che reagiscono e si adattano ai contesti, favorendo le interazioni informali.
Il Greatbatch Pavilion, nuovo centro visitatori della Darwin Martin House di Frank Lloyd Wright, si propone in contrasto alla casa in mattoni dalle tonalità opache e con il suo volume trasparente richiama l’attenzione sull’adiacente edificio storico. Il padiglione del Brooklyn Children’s Museum funge invece da copertura polifunzionale, riparando dalla pioggia e filtrando la luce solare. Le pensiline della linea metropolitana 7 della MTA sono parte del quartiere Hudson Park and Boulevard: si tratta di un elemento capace di inserirsi con grande armonia all’interno dello scenario del parco sovrastante e garantire il collegamento con la rete metropolitana sotterranea. 

Istituzioni
Gli edifici realizzati per la Syracuse University e la Brown University sono centri di ricerca per studi ambientali, energetici e ecologici. La forte cooperazione e interazione tra le varie discipline favorisce tanto l’analisi approfondita delle problematiche legate a questioni ambientali e climatiche, quanto la ricerca di soluzioni praticabili per un futuro sostenibile. Il Syracuse Center of Excellence in Environmental and Energy Systems si radica nel terreno grazie a una rampa che garantisce l’accesso all’edificio e sfrutta risorse idriche ed energetiche provenienti dalla superficie occupata, facendosi quindi simbolo di architettura ecologica. Il Building for Environmental Research and Teaching della Brown University, invece, è un laboratorio dove si studiano gli effetti del cambiamento climatico a causa delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, di conseguenza le espressioni architettoniche sono presenti su copertura e soffitti.

Arte e Architettura
Le collaborazioni con il mondo dell’arte ci impongono di sfidare le tradizionali nozioni legate ai costrutti spaziali, quali confini tra volumi (e relativi contesti) e definizione dei rapporti di scala. La mostra di Sonya Delaunay intitolata “Color Moves” annovera un design capace di offuscare la frontiera tra arte e decorazione, lasciandole coesistere nelle medesime aree tematiche o sconvolgendo la convenzionale categorizzazione degli spazi espositivi. Un altro esempio è costituito dalla mostra “Josef e Anni Albers: Design for Living” in cui le creazioni dei due artisti sono presentate al pubblico in maniera distinta ma parallela.
Thomas Schütte e Mel Bochner hanno installato le loro opere nella nuova galleria di Peter Freeman prima del completamento dei lavori di ristrutturazione, mentre Antony Gormley ha collaborato all’inaugurazione della Sean Kelly Gallery creando con la sua installazione un dialogo con i nuovi spazi e realizzando - grazie all’uso di elementi semplici e al loro relazionarsi con la gravità - uno spazio al contempo rarefatto e compatto.

Dialogue in Details: Esposizione alla Biennale di Venezia 2012
L’intersezione del “dettaglio”- convergenza di idee, materia, struttura e architettura - esprime la natura intrinsecamente collaborativa del costruire. Espressioni e visioni dell’architetto rimangono intatte, fungendo così da prova esistenziale del suo credo. Abbiamo isolato ogni dettaglio come un totem, un oggetto che racchiude dentro di sé il proprio spirito e il cui carattere animistico è in grado di far riecheggiare personalità e stile unici. Isolando i dettagli e presentandoli a metà scala si riesce progressivamente a farsi spazio all’interno di questo serraglio di idee, toccando con mano interrelazioni, rimandi e intrecci tra i vari elementi. Nel corso degli anni abbiamo avuto l’opportunità tanto di studiare quanto di toccare con mano le opere di architetti quali Frank Lloyd Wright, Paul Rudolph, Marcel Breuer, Mies van der Rohe e Philip Johnson. Per questo motivo abbiamo deciso di rappresentare i cinque maestri con altrettanti dettagli distintivi presentati in parallelo, dando così luogo sia a un dialogo con il passato, sia a speculazioni che gettano le basi per una continuità intellettuale nel linguaggio dell’architettura contemporanea.

Global Redesign Project e Visionarc
Nei seminari presso la Harvard Graduate School of Design (GSD) dal titolo “Global Redesign Project” abbiamo esplorato la possibilità di sfruttare i sistemi architettonici per l’analisi di complesse questioni globali. Grazie a Visionarc, la mia agenzia di ricerca think-tank, siamo arrivati a concepire strumenti analitici per mappare da un punto di vista architettonico alcune problematiche persistenti su scala internazionale. Attraverso i metodi di rappresentazione grafica come pianta, sezioni, prospetti, i diagrammi tridimensionali e modelli siamo stati in grado di identificare l’intersecarsi di alcune problematiche, tra cui la scarsità d’acqua (molte acque territoriali si trovano sotto diversi mandati che ne accentuano i problemi di scarsità) e la produzione energetica (l’estrazione di petrolio da sabbie bituminose provoca danni ambientali enormi e irrimediabili). Una delle possibili soluzioni è rappresentata dall’identificazione di “design blind spots”, punti ciechi ignorati in fase di programmazione, o di collegamenti mancanti nelle questioni internazionali riguardo a questioni globali. La presenza di legami deboli può essere sia fonte di fragilità e instabilità, sia causa di future crisi.

Architettura itinerante
Molte comunità, specialmente quelle in zone metropolitane e rurali trascurate, vengono tormentate da fattori di instabilità e rischio, frutto del complesso rapporto tra cambiamenti sociali e climatici. Queste situazioni vengono spesso sottostimate, ma se si riformula e riposiziona il ruolo dell’architettura, allora è possibile individuare le possibilità basiche necessarie per lo sviluppo di comunità stabili.
Invenzione e innovazione possono rivelarsi due potenti mezzi per porre fine ai tradizionali approcci architettonici in contesti sociali lontani da circoli esclusivi ed elitari, arrivando così alla formazione di una nuova tipologia in grado di rispondere alle circostanze problematiche. Potrebbe quindi trattarsi di un nuovo prototipo o della combinazione tra multifunzionalità e tradizione ricavata dall’equilibrio tra scarsità di risorse, abilità manuali, approvvigionamento materiale e funzioni che combinano geometria, tecnica e tecnologia.
Rimane a disposizione un enorme potenziale per soluzioni semplici ma eleganti, in grado di rendere tecnologicamente accessibile ciò che è sofisticato. L’architettura ha quindi il dovere di essere ricettiva, adattandosi a diverse economie e circostanze, per rispondere alle problematiche sorte in vasti e svariati contesti (instabilità, cambiamenti e migrazioni). Di conseguenza non deve essere imprigionata in un quadro statico e limitato alla forma, bensì proporre un approccio metodico, abbracciando flessibilità e adattabilità per sviluppare un modello variabile e multi-tasking.
Architettura itinerante presenta una natura aperta al cambiamento sia a livello spaziale e temporale, essendo mobile e variabile in base alle stagioni, sia nella programmazione e nelle finalità. Da qui ecco nuove sfide nella realizzazione di più fasi inquadrabili e scandite temporalmente che considerano funzionalità e durata come programmi compatibili.

Paracoustica
L’ente non-profit Paracoustica si concentra su comunità sottoservite, creando prototipi di architettura itinerante come strutture mobili, facilmente trasportabili e temporanee. Il primo esempio è una sala concerti che combina mobilità, acustica, ecologia e coinvolgimento dei cittadini con performance musicali. È un veicolo per rinsaldare legami interrotti e rivelare una architettura innovativa, dedicata a ristabilire i collegamenti mancanti nella società. Paracoustica è quindi nato come prototipo di una nuova tipologia, frutto di ricerche accademiche in collaborazione con gli studenti presso la GSD, trasformatosi in seconda battuta in ente non-profit grazie alla cooperazione tra musicisti, ricercatori, architetti, ingegneri e produttori.

Sinthian Cultural Center, Senegal
È fondamentale prendere spunto dalle tradizioni e tecniche del passato per combinare tecnologie all’avanguardia e geometria digitale, così da aumentare il raggio d’azione dell’architettura e rinegoziarne il peso all’interno della società contemporanea. Il progetto parte dal presupposto di rispondere a temi di stagionalità e multifunzionalità. Essendo dotato di una copertura sfruttata come sistema di raccolta dell’acqua piovana, si parla di un utilizzo specifico su base stagionale, ma oltre a essere una fonte di approvvigionamento idrico in grado di coprire il 25% del fabbisogno annuo della comunità, tale spazio viene sfruttato anche per celebrazioni e riti comunitari e come punto di ritrovo durante la stagione del raccolto. Si tratta inoltre di un luogo di ristoro nei mesi più caldi e di ospitalità per artisti e medici in visita.
Nel nostro mondo dove connessioni laterali e decentralizzate stanno diventando sempre più la struttura della società, è possibile prendere spunto dalla “pratica agricola” per gli studi di architettura, per sedimentare, curare e far crescere un tessuto sociale capace di resistere a disfacimenti e distruzioni. La scelta dei materiali deve essere ponderata in base alla disponibilità di risorse e alla capacità di fabbricazione (da quella manuale a quella meccanica, o addirittura digitale). Possono essere naturali o artificiali, presenti in loco o importati, ma il loro riutilizzo, riciclo e riproposizione è per molte comunità alla base della catena di produzione.
La tecnologia impiegata deve essere in grado di adattarsi a diversi gradi di sofisticazione, sfruttando le risorse disponibili a livello produttivo e tecnologico. In ogni caso è ipotizzabile e auspicabile introdurre nuove tecniche innovative per contesti meno sviluppati, così da generare opportunità di business in futuro.
È necessario analizzare il progetto nella sua globalità, prendendo al contempo in considerazione soluzioni specifiche a livello locale. Oltre al rapporto tra materiali e tecniche, anche altri elementi quali problematiche legate a contesto e clima possono infatti rivestire un ruolo di primo piano nella gestione dei cambiamenti sistematici mirati al miglioramento della cultura di riferimento.
In fase di manutenzione e costruzione è essenziale considerare vari fattori, quali trasportabilità, durata dell’utilizzo e livello di esperienza nell’approccio operativo. Per quanto riguarda i processi di costruzione, invece, questi ultimi includono ciclo di produzione, manutenzione e smontaggio, in altre parole, ciclo di vita e stagionalità. Durante l’analisi del progetto è necessario riflettere non solo sulla funzionalità, ma anche su altre voci come impatto ecologico, efficienza energetica, gestione delle risorse idriche, condizioni climatiche e impatto generale sulle risorse.
Sebbene in situazioni di instabilità e precarietà la cultura venga spesso messa in secondo piano in favore di misure per la sopravvivenza, risulta comunque essere uno strumento in grado di fornire solidità, resistenza e flessibilità. In questo caso, l’architettura infonde identità culturale e rappresenta un potente veicolo di coesione sociale.
Gli studi di architettura del nostro tempo, se paragonati a una costellazione, possono tracciare i riferimenti per l’approccio futuro.

Toshiko Mori

 

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