Oggi la natura è minacciata come mai prima d’ora. Sono stati fatti però importanti progressi tanto nella preservazione delle specie a rischio e di determinati paesaggi o habitat, quanto nella diminuzione, almeno in alcune economie avanzate, dei livelli di inquinamento meccanico e industriale. In età classica, il costruito era in netta dicotomia con l’ambiente naturale: gli insediamenti urbani erano circondati da enormi distese di zone vergini, allora percepite come potenziale minaccia. Oggi, la natura incontaminata sembra invece essere isolata e a repentaglio a causa di ciò che eufemisticamente definiamo “sviluppo”.
Con i suoi progetti in Sud Africa, Peter Rich si fa portatore di un messaggio ben preciso: questi due elementi non devono essere obbligatoriamente in contrasto o in antitesi, né tantomeno dare vita a un perenne dualismo per la conquista di spazio e risorse. I suoi interventi si insinuano all’interno del dibattuto contesto delle città sudafricane oppure emergono in remoti scenari rurali, denotando grande armonia con l’ambiente circostante senza perdere la propria identità architettonica. Il suo personale approccio si caratterizza quindi per la chiara volontà di far coesistere costruito e natura grazie a una ponderata selezione dei materiali, uno studio approfondito della struttura e della topografia, e a una particolare sensibilità verso la luce naturale. Il fine ultimo della sua missione è dare vita a un incremento urbano in grado di procedere di pari passo con il più ampio contesto della natura.
Nel corso dell’ultimo decennio, Rich ha viaggiato tra Ruanda, Uganda, Etiopia e Gibuti. Fa parte di un nuovo gruppo di architetti, principalmente africani di nascita o di discendenza, interessati a riesaminare e rivalorizzare l’urbanistica, puntando l’accento sui progetti comunitari e sull’edilizia low-cost in...
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