Il recupero architettonico di Rock Creek House, portato a termine dallo studio NADAAA, con sede a Boston e New York, dichiara la propria radicalità a partire dal trattamento dei muri perimetrali dell’edificio, una tradizionale residenza in mattone e tetto a capriate risalente agli anni Venti del secolo scorso. Sul fronte nord, più urbano, rimane l’impronta delle aperture originali sebbene del tutto asciugate da cornici, angoli e materiali sovrapposti; l’orditura del tetto è invertita e ridotta a una sottile lastra che cesella il perimetro della facciata; l’effetto è quello di un blocco di mattone tagliato al vivo, la cui matrice formale originaria è già del tutto compromessa. Il fronte sud, con il medesimo linguaggio formale, diventa una composizione astratta di ampie aperture vetrate e monumentali “blocchi” di finestre che mettono in relazione le stanze interne e il boscoso paesaggio circostante. Il sistema strutturale originario, così come la partizione muraria interna, sono stati strategicamente rimossi, liberando spazio lungo l’asse est-ovest. Le pareti portanti, distribuite sul breve asse nord-sud, sono state rinforzate con una struttura in acciaio, così da sopportare le forze di compressione e oblique; dei due fronti principali, quello settentrionale è rimasto inalterato (parete portante), mentre quello opposto è stato trasformato in curtain wall, sostenuto da uno scheletro in muratura e acciaio strutturale. L’ingresso è il meccanismo pensante dell’intera casa. Da qui si possono afferrare visivamente i quattro piani dell’abitazione, interconnessi da un sistema di scale e due doppie altezze. La prima altezza fora il solaio sottostante e collega l’ingresso con il livello del giardino dove un nuovo soggiorno estende gli interni verso l’esposizione sud della casa. La seconda altezza è invece un triplo...
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