Cantina L’’Astemia pentita
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Cantina “L’’Astemia pentita”

Gianni Arnaudo

Cantina L’’Astemia pentita
Scritto da Francesco Pagliari -

Un progetto d’architettura come riflessione a largo raggio: la Cantina “L’’Astemia pentita“ propone finalità molteplici, ragionamenti ironici e seri sul mondo della vinificazione e della commercializzazione per il prodotto (in questo caso, un vino d’alto livello, il Barolo), l’aspirazione a comporre un edificio che assuma valori connotanti e simbolici, secondo un modo di procedere complesso, un ragionamento che comprenda tesi ed antitesi, affermazione concreta e negazione simbolica.
L’edificio si erge in un terreno collinare, circondato dai filari dei vitigni, con una relazione di immediatezza verso un paesaggio di grande fascino: i vitigni, a coltivazione regolare e ritmata dai segni della tradizione del produrre vino; un suggestivo borgo che a breve distanza sovrasta la progressione dei pendii collinari a coltivazione serrata. Appare immediatamente l’idea che l’inserimento sul terreno sia un elemento che esprime forza comunicativa, verso una costruzione che si distingue nettamente da ciò che la circonda. Un edificio che diviene costellazione di simboli, in senso largo.
Il progetto esprime e dichiara: l’edificio è un mezzo per definire valori comunicativi e valori fondativi, nella dilatazione della sensibilità etica, che si manifesta attraverso elementi espliciti e sottintesi di critica. Ricercare le contraddizioni ove nascono; investigare, attraverso la concretezza del costruito, procedure e consuetudini, significati e contrapposizioni.
Appare una chiarezza discorsiva, attraverso il progetto: l’edificio è parte di una complessità analitica, che sfocia provvisoriamente in un processo di sintesi, che dichiara contrasti e dicotomie. Una cantina di produzione vinicola: il territorio e la coltivazione a vitigni sono simboli di se stessi, la funzione assume la certezza di una distesa evidenza, qui si produce vino. La produzione necessita di una Cantina. Quale tipo, tuttavia, di Cantina è necessaria ed auspicabile? Celebrativa, mimetica, seduttiva, adagiata e distesa nel paesaggio - introiettandone nel progetto forme e materie, forme e colori -, espressiva d’una architettura visibile a distanza e secondo quali caratteristiche?

In questo caso, la Cantina è simbolicamente impegnata ad affermare i nodi problematici dell’attività produttiva. Cogliere simboli, mutarne il segno, riadattarli in una forma di contraddizione interna. Un processo analitico di fondazione, potrebbe essere definito. In effetti, la trasposizione di significati e di mediazione è il nucleo dell’elaborazione progettuale: la Cantina si libra sulla spianata sul terreno e si rende visibile a distanza, ma non possiede linguaggio magniloquente, non celebra alcunché. Una Cantina “ironica”. L’edificio infatti esprime ironia a partire dall’intitolazione: il procedimento appare premiare le contraddizioni verbali -nell’intitolazione, che non si riferisce al territorio né al tipo di prodotto, nemmeno alla nobiltà del Barolo -; usando la metodologia narrativa dell’impersonificazione assistiamo in due parole ad una scena teatrale, che narra e sottende: la cantina è un “personaggio” astemio che si pente, e così accede alle delizie possibile della bevanda di Bacco, per coloro che apprezzano e fanno parte - i convinti e i pentiti - degli estimatori.
Quindi, l’ironia. Il procedimento qui è descritto in un unico senso di movimento. E la definizione architettonica possiede altrettanti nodi di riflessione. L’edificio si presenta a due piani fuori terra - per le parti d’accoglienza, d’esposizione, di degustazione, di uffici amministrativi - e due livelli interrati, per le porzioni dedicate all’invecchiamento e alla commercializzazione; l’idea progettuale consiste nella simulazione delle cassette che contengono il prodotto finito, le preziose bottiglie.
La cassetta contenitore - ultimo stadio della produzione, quando le bottiglie vengono depositate nell’oggetto in cui verranno trasportate - si trasforma in edificio: l’esterno simula le doghe di legno, che costituiscono le pareti delle cassette, le scritte richiamano alla fragilità, ai bicchieri che saranno impiegati, ed espone il proprio titolo, “cantina astemia pentita”. L’ultimo stadio del processo produttivo, la commercializzazione, diviene rappresentazione dell’intero procedimento. Ironia e contraddizione: nobiltà del prodotto in un usuale contenitore. E, tuttavia, l’architettura - pur nelle contrapposizioni e nei contrasti - definisce: le cassette, una per ciascun piano fuori terra, si disassano, costruiscono sporgenze importanti, nella visione a distanza ed in quella ravvicinata, propongono evidenze forti nel territorio collinare, e creano in definitiva un vero simbolo.

Francesco Pagliari

Luogo: Barolo (CN)
Committente: Cantina Astemia Pentita
Anno di Realizzazione: 2017
Superficie Costruita: 2.400 m2
Costo: 6.000.000 Euro 
Architetti: Gianni Arnaudo
Rendering: Ermal Brahimaj
Impresa di Costruzione: GB Costruzioni

Consulenti
Strutture: Roberto Mellano (Studio SI.ME.TE)

Fornitori
Infissi:
Wicona
Vetri: AGC
Involucro Esterno: Woodn
Illuminazione: iGuzzini 

Pavimenti e rivestimenti: Graniti Fiandre

Fotografie:
 © Dario Fusaro

GIANNI ARNAUDO
Gianni Arnaudo inizia l’attività professionale nello Studio 65, di cui è stato fra i primi e principali animatori. Appartengono a quegli anni le sue prime espressioni di architettura radicale e la collaborazione con Gufram per la presentazione dei Multipli all’EuroDomus 1972, che presto si affermeranno sul piano internazionale a seguito di esposizioni quali : “Italy - New Domestic Landscape” al MOMA di New York. Dopo il 1975 fonda un proprio studio professionale che ottiene successi e riconoscimenti internazionali. Ironia, dissacrazione e “progetto critico” rimangono la cifra stilistica di Arnaudo, che attraverso le sue opere sia di architettura, sia di design, rimane un’icona dell’arte e del design POP.
Sintesi di tutti gli elementi della Pop art è il quadro Dèjeuner sur l’arbre,  opera che suggerisce una nuova prospettiva introducendo un oggetto del reale  - il tavolo Déjeuner sur l’Arbre(2007) - nel noto quadro di Manet, con l’ironia rinnovando l’intento dissacratorio del maestro impressionista.
Molte opere  sono stati acquisite nelle collezioni permanenti di molti musei come il Centre Pompidou, il  Vitra  Design Museum di Basilea e la GAM  di Torino.
Nell’ultima mostra al Vitra oltre a sui progetti, è stata presentata la poltrona Aliko, pubblicata successivamente dal Wall Street Journal.

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