Cantina vinicola, tenuta Castelbuono, Bevagna
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Cantina vinicola, tenuta Castelbuono, Bevagna

Studio Pedrotti

Cantina vinicola, tenuta Castelbuono, Bevagna
Scritto da Francesco Pagliari -
Il progetto per la cantina vinicola all’interno della tenuta Castelbuono, nel territorio collinare del Comune umbro di Bevagna, sorprende per l’unione stretta ed espressiva di scultura ed architettura. L’idea originaria progettuale di Arnaldo Pomodoro, la risoluzione architettonica di strutture, volumi, spazi nelle elaborazioni dello studio d’architettura Giorgio e Luca Pedrotti, le indicazioni di progetto per i temi specifici di natura statica, impiantistica, illuminotecnica nel processo complesso del costruire indicano il concorrere di sensibilità e di competenze, nell’obiettivo di proporre un’opera affascinate, memorizzabile. L’intento è di accompagnare con la raffinatezza, per concezione e realizzazione, di una scultura-architettura i riti della vinificazione e della degustazione: valori simbolici, valori concreti di attività che fanno parte di un itinerario storico fra continuità delle tradizioni e sensibilità di civilizzazione. L’intersezione fra scultura ed architettura assume rilevanti effetti. Il riferimento esplicito ad un esempio d’archetipo biologico-naturale si costituisce nell’indagare il “carapace” di una testuggine come un elemento scultoreo-architettonico denso di simbologie che non affondano soltanto nella storia naturale e nei meccanismi dell’evoluzione, ma si possono trasporre in una serie di possibili similitudini e metafore: antichità, naturalità, artificialità, il tempo dell’evoluzione che si dilata o si interrompe, i parallelismi formali con il profilo delle colline, conducono alla necessità della tecnica, in quanto apporto risolutivo per dar forma, e quindi vita, al connubio arte ed architettura. Il carapace si traduce in strutture, spazi, elementi scultorei, materiali. Nella pianta ellittica, lo spazio si assembla in una continuità sezionata dall’evidenza delle strutture all’intradosso della copertura, cui si accompagna il sistema d’illuminazione incassato nel soffitto che amplifica i valori materici ed espressivi. Il grande costolone longitudinale centrale è la spina dorsale “ossea” che si evidenzia all’esterno e all’interno dell’edificio; i dodici semi-archi di appoggio laterale della cupola in legno lamellare articolano il volume interno; la superficie dell’intradosso della volta si configura in scaglie scultoree di densità materiche incombenti, acuminate geometrie sottolineate dai flussi di luminosità del sistema d’illuminazione ad incasso. Al perimetro, lo sviluppo tecnologicamente rilevante delle vetrate in lastre curve di grande spessore, accostate senza profili verticali, consente visioni seducenti verso il paesaggio, in tutte le direzioni. Al centro dello spazio a piano terreno, il nucleo funzionale: per l’accoglienza ai visitatori e per sostenere degustazioni si dispongono elementi curvilinei in pannelli laminati dal colore rosso squillante, un arredo che forma segmenti di spazi ed accompagna la scala a spirale in cemento armato per accedere al piano interrato. È il luogo della “barricaia”, dove l’allestimento delle botti per affinare il vino su linee concentriche rappresenta un ulteriore tassello della fascinazione per gli appassionati della cultura vinicola, per i quali una nobile e massiccia “tavola” sarà supporto per il rito della degustazione.

Francesco Pagliari


Luogo: Bevagna, Perugia
Committente: Cantine Ferrari
Anno di Realizzazione: 2012
Superficie Costruita:
Architetti: Studio Pedrotti - Giorgio e Luca Pedrotti
Direzione Artistica: Arnaldo Pomodoro
Progettazione Esecutiva delle Strutture in Legno Lamellare: Holz Albertani
Direzione Lavori: Studio Pedrotti - Giorgio e Luca Pedrotti
Impresa di Costruzione: Impresa Giomarelli

Consulenti
Strutture: Fausto Rossi
Impianti: Unitec Group
Illuminotecnico: Barbara Balestreri
Progetto Paesaggistico: Ermanno Casasco

Fornitori
Vetri Curvi: Viraver Technology
Serramenti Curvi: Baesso
Strutture in Legno Lamellare: Holz Albertani
Lastre in Rame: Elettroformature Venete

Fotografie: © Antonia Mulas 

Giorgio Pedrotti 
Giorgio Pedrotti (Trento, 1941) si è laureato a Firenze nel 1968, dopo aver compiuto un percorso di studi segnato dagli insegnamenti di Leonardo Savioli, Leonardo Ricci e Giovanni Michelucci. Nello stesso anno ha dato vita a uno studio associato. Dopo la laurea ha frequentato lo studio di Alvar Aalto dove ha avuto accesso diretto a tutte le realizzazioni private realizzate in Finlandia. In America nel 1969 ha incontrato Louis Kahn e Paul Rudolph che gli hanno fatto conoscere le modalità progettuali e realizzative dei grandi studi americani. In 40 anni di attività ha realizzato molteplici progetti nel campo dell’edilizia, del restauro, dell’arredo e della pianificazione urbanistica. Nel 2006 lo studio, che si avvale di professionisti esterni per le progettazioni specialistiche, si è rafforzato con l’apporto del figlio Luca. A Podernovo in Toscana e in Umbria le recenti realizzazioni di cantine per il Gruppo Lunelli.

 

Arnaldo Pomodoro 
Arnaldo Pomodoro nasce nel 1926 nel Montefeltro e trascorre l’infanzia e gli anni di formazione presso Pesaro.
Nel 1954 si trasferisce a Milano dove ha modo di conoscere l’ambiente vitalissimo dell’avanguardia e di frequentare intellettuali come Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Ettore Sottsass, Fernanda Pivano, e artisti tra cui Lucio Fontana, Gio Ponti, Bruno Munari, Ugo Mulas, Enrico Baj. Realizza i primi gioielli ricavati dall’osso di seppia che esporrà in alcune edizioni della Triennale milanese e i rilievi, in cui emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, interpretata variamente dai maggiori critici. Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi – in lucido bronzo – sono squarciati, corrosi, scavati nel loro intimo, con l’intento di romperne la perfezione e scoprire il mistero che vi è racchiuso. La contrapposizione formale tra la levigata perfezione della forma geometrica e la caotica complessità dell’interno sarà d’ora in poi una costante nella produzione di Pomodoro.
Nel 1966 gli viene commissionata una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l’Expo di Montreal, ora a Roma di fronte alla Farnesina: segna il passaggio alla scultura monumentale ed è la prima di una serie di opere collocate in spazi pubblici di grande suggestione e importanza simbolica, come il Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, il piazzale delle Nazioni Unite a New York, dell’Unesco a Parigi, le piazze di città come Copenhagen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt.
Nel 1995 costituisce la Fondazione Arnaldo Pomodoro per documentare la sua attività di artista e promuovere l’arte, con un’attenzione particolare alla ricerca delle giovani generazioni.
Nel 2002 realizza una grande Corona radiante (con crocifisso di Giuseppe Maraniello) nella cattedrale di St. John the Evangelist a Milwaukee, Wisconsin, e nel 2003 la Croce e l’Altare per la Nuova Aula Liturgica di Padre Pio a San Giovanni Rotondo progettata da Renzo Piano. Nel 2004, dopo anni di complessa progettazione e lavorazione, viene collocata a Roma EUR, la scultura Novecento, commissionata all’artista in occasione del Giubileo.
Tra le opere che hanno rilievo e caratteristiche architettoniche, a partire dal Progetto per il Cimitero di Urbino del 1973, una costruzione tutta in scavo non realizzata per contrasti locali, si ricordano: Moto terreno solare, lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, la Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’installazione Ingresso nel labirinto, dedicato all’Epopea di Gilgamesh, completata nel 2011, fino al Carapace, la cantina di Bevagna realizzata per la famiglia Lunelli.
Fra le mostre antologiche importanti che hanno consacrato l’artista tra i più significativi del panorama contemporaneo si menzionano: Rotonda della Besana (Milano 1974), Forte del Belvedere (Firenze 1984), Rocca Malatestiana (Cesena 1995), Fortezza di San Leo (1997), museo La Llonja (Palma di Maiorca 1999), Reggia di Caserta (2000), Giardini del Palais Royal (Parigi 2002), centro città di Lugano (2004), lungo le mura di Paestum (estate 2005). Ha tenuto esposizioni itineranti in musei americani (dall’University Art Museum di Berkeley, California, 1970-71, al Columbus Museum of Art, Columbus, Ohio, 1983-85), in Europa, Australia e Giappone (organizzata nel 1994-95 dall’Hakone Open-Air Museum di Kanagawa).
Nel 2008 negli spazi della sua Fondazione ha avuto luogo una antologica con una scelta rappresentativa delle sue sculture monumentali realizzate dagli anni Settanta a oggi. Nel 2010 il Grande Portale, scultura in bronzo di 12 metri di altezza per 10 di larghezza, è stato esposto di fronte al Padiglione Italia all’Expo di Shanghai; nel 2011 alla Marlborough Chelsea Gallery di New York sono stati presentati i suoi lavori più recenti.
Inoltre, ha insegnato in prestigiose università americane e svolto un’intensa e costante attività di scenografo (da ultimo ha realizzato le scene per l’opera Teneke di Fabio Vacchi messa in scena in prima assoluta al Teatro alla Scala nel 2007 con la regia di Ermanno Olmi e la direzione di Roberto Abbado; per il dittico Cavalleria rusticana di Mascagni e Sarka di Janá?ek al Teatro La Fenice di Venezia nel 2009, con la regia di Ermanno Olmi e la direzione di Bruno Bartoletti).
Numerosi e importanti i premi ricevuti: San Paolo 1963, Venezia 1964, tra i sei premi internazionali del Carnegie Institute nel 1967 (insieme a Josef Albers, Francis Bacon, Joan Miró, Eduardo Paolozzi e Victor Vasarely), Praemium Imperiale per la scultura, Tokyo 1990 (insieme a Leonard Bernstein per la musica, Federico Fellini per il cinema e il teatro, James Stirling per l’architettura, Antoni Tàpies per la pittura). Nell’ambito dell’impegno teatrale gli sono stati assegnati i Premi Ubu per la migliore scenografia nel 1990 per La Passione di Cleopatra di Ahmad Shawqi e I paraventi di Jean Genet e nel 1992 per Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard Marie Koltès. Ha ricevuto due lauree honoris causa e premi al merito della Repubblica Italiana. Ricchissima la bibliografia fra cui: L’arte lunga (Feltrinelli 1992); Arnaldo Pomodoro (Fabbri 1995); Scritti critici per Arnaldo Pomodoro e opere dell’artista (1955-2000) (Lupetti 2000). Nel 2007 è uscito da Skira il Catalogo ragionato della scultura, a cura di Flaminio Gualdoni. È in preparazione un volume con i progetti di scena realizzati dall’artista dal 1972 ad oggi.

 

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