L’evoluzione dell’Open Space
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L’evoluzione dell’Open Space

Intervista ad Alberto Stella - Presidente Estel Group

L’evoluzione dell’Open Space
Scritto da Redazione The Plan -
Ha partecipato al progetto Estel Group

Secondo una recente ricerca dell’Università di Harvard lavorare in un open space porterebbe a una diminuzione della comunicazione diretta tra colleghi, con un parallelo incremento dell’uso dei sistemi di comunicazione elettronici. Come se la mancanza di privacy fosse andata contro l’obiettivo stesso dell’open space, nato per coinvolgere, comunicare e condividere il lavoro e le decisioni di gruppo. Come interpreta i risultati di questo studio? In Estel siamo convinti che un open space progettato con il giusto approccio costituisca un ambiente di lavoro vincente. È necessario prevedere un equilibrio tra spazi chiusi, spazi aperti e spazi flessibili multifunzione, così da soddisfare le molteplici necessità connesse alle tipologie di attività svolte nella giornata lavorativa. È sicuramente importante la presenza di ambienti riservati - realizzabili con pareti pavimento-soffitto - capaci di accogliere fino a 15/20 persone per riunioni che richiedano privacy, eventi di formazione o meeting, così come è giusto prevedere la presenza di aree insonorizzate di dimensione più piccola, come Collaborative Room e Phon Booth, che permettono di isolarsi per conversazioni private o per momenti di concentrazione. L’area open space è davvero uno spazio che annulla la privacy? Assolutamente no, le postazioni open space possono essere attrezzate con pannelli e paretine che favoriscono la concentrazione e consentono di isolarsi, pur all’interno di un ambiente aperto, nel quale i colleghi sono vicini e disponibili per un confronto, uno scambio di opinioni, un consiglio. Un ambiente flessibile e adattabile all’architettura dell’edificio, nel quale gli spazi sono ottimizzati e sfruttati al meglio. Quanto contribuisce il design degli arredi e delle postazioni al successo di un open space? È un elemento fondamentale, sul quale siamo costantemente impegnati. Le nostre postazioni di lavoro sono attrezzate con contenitori, cassetti e vani a giorno, e l’aggiornamento sugli studi ergonomici ci ha portato a mettere a punto le scrivanie Sit&Stand, che alzandosi e abbassandosi da 60 a 125 cm permettono di alternare la posizione seduta a quella in piedi, favorendo la circolazione sanguigna ed evitando i dolori cervicali. Accanto a queste postazioni, altrettanto importanti sono le aree di servizio: dall’area fotocopie-stampanti all’area Coffice - pensata per la pausa pranzo ma anche per meeting informali - alle aree relax e comfort. Il design di Estel fa sì che ogni area funzionale sia facilmente identificabile, permettendo anche ai visitatori esterni di orientarsi. Una corretta progettazione avvalora quindi ancora la scelta di un ufficio open space? Su questo non ho dubbi. L’open space diminuisce il lavoro gerarchico, la necessità di disposizioni e rigidi regolamenti; anche il capo lavora in seno al proprio reparto e a fianco dei suoi collaboratori. Le persone - favorite naturalmente anche dalla digitalizzazione - lavorano, si muovono, condividono: diminuisce il proprio ego, si lavora con minori conflitti o gelosie. Perché se da soli si va veloci, insieme si va lontano.


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